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II.2 – Fines et confines

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E. Salvatori, Il fegato del vescovo – II.2 – Fines et confines

Nella revisione della Lunigiana storica proposta da Mazzini, Geo Pistarino dedica ampio spazio a un documento del 884, riguardante la fondazione del monastero di Aulla ad opera del conte e marchese di Lucca Adalberto I. La ricca dotazione da parte del marchese di beni e redditi sparsi nel territorio circostante, consente allo studioso il riconoscimento di tre distretti: lunense (fines Lunenses), lunigianese (fines Lunianenses) e garfagnino (finesGarfanienses); i primi riguarderebbero la Lunigiana marittima, prossima alla città vescovile e traccia residua della «talassocrazia bizantina», i secondi sarebbero invece relativi alla Lunigiana interna e indicherebbero una distrettuazione presente già in epoca bizantina e longobarda e poi emersa «in modo inequivocabile» alla fine del secolo IX1. Tornando sul tema due anni dopo, lo studioso vede confermata e rafforzata la sua ipotesi della «definizione territoriale [nellalto medioevo] di una area con epicentro Surianum» nella trascrizione in Surianenses dei fines Lunianenses di una diversa versione del medesimo documento2.

L’atto di fondazione dell’884, unico per antichità e rilievo in ambito lunigianese, ci è giunto, tuttavia, soltanto in esemplari della tarda età moderna, in particolare in una copia del XVII secolo posseduta dal marchese Giuseppe Malaspina, ora nell’Archivio familiare dei Malaspina di Mulazzo [qui C]3, e in una copia coeva conservata nell’Archivio comunale di Bagnone [qui C’’]4.

Vediamo dove compaiono e con quale significato le attestazioni di fines.

La prima la troviamo quando il conte e marchese Adelberto, figlio delfu conte Bonifacio, dopo aver dichiarato di aver fatto costruire un edificio (fundamentum et fabricam) che desidera venga consacrato nel suo territorio nel luogo detto Confluenti tra i fiumi Magra e Aulella (in proprio territorio meo fundamentum et fabricam illam in loco, ubi dicitur Confluenti, positos inter flumes Macrae et Aulae) elenca le dotazioni della futura chiesa. Dopo sette tra case, terreni e boschi – ossia beni immobili ben identificati – collocati utilizzando toponimi ed elementi del paesaggio e da ubicare nelle vicinanze di Aulla, assegna un insieme di beni generici beni generici (casis et rebus meis):

C’: in loco ubi dicitur Abbia [C’’ Albia], finibus Lunianense [C’’ Surianense], cum omnia adiacentia et pertinentia sua, quantum ego in ipsa villa Abbia [C’’ Albia] habere visus sum

La località Abbia / Albia è di identificazione incerta; Geo Pistarino la riconosce nella attuale Albiano Magra, a sud di Aulla, relativamente vicino a Santo Stefano Magra e discretamente distante da Filattiera / Suriano. Segue poi l’assegnazione di case e terre poste a Comano e beni che Adelberto ha ereditato da un certo Iconio / Itonio, collocato genericamente in finibus Lunensis.

C’: in loco et finibus Lunensis, que mihi advenerunt [C’’advenere], de parte Iconii, parente meo [C’’ Itonii, parenti], et casis et rebus ipsis in finibus Lunensis, cum pasculis [C’’ pascuis] et silvis ad eam pertinentibus

Dopo l’assegnazione di due servi, seguono beni immobili identificati tramite il toponimo e il nome del massario che li gestisce: a Valesio tenuti da Stefano, Giovanni, Temprando, Veriere / Venere e Calvisino / Clarissimo. A questo punto vi è l’assegnazione di diritti di decima e di nona, derivati da beni sparsi in un territorio evidentemente ampio, non definibile tramite l’elencazione di una serie di toponimi, ma col riferimento al territorio lunigianese e garfagnino5.

C’: Itemque volo atque et instituo ut omnes decimas et nostras fruges de curia mea illis in finibus Lunianense et Garfaniense, quantumiam dictis locis Lunianense et Garfaniense iure patronatus nomine habeo, ut singulis annis sint in ipsa ecclesia pro remedio animae nostrae data et offerta, et ipsam decimam abbas habeat cum monacis in ipsa ecclesia, cum monaci ordinati fuerint. Nonae vero partes in ipso fruges esse debeant ad ipsum hospitale intra ipso castello pro animae nostrae remedio ad pauperes distribuendae, excepta exinde illa decima, quas ipsi manentes in plebibus consueti sunt dare, sic eas dent in ispi plebibus iuxta ipsorum consuetudinuem.

C’’: Item volo atque instituo ut omnes decimas et nonas fruges decurti mea illi in finibus Surianense et Garfaniense, quantas in iam dictos locos Surianense et Garfaniense iure patronatus nomine habeo, ut singulis annis sint in ipsa ecclesia datas et offertas pro remedio anime nostre, et ipsam decimam habeat abbas cum monacis in ipsa ecclesia pro tempora ordinatus fuerit; none vero partes ex ipso fruges esse debeant ad ipsum hospitale intra ipso castello pro anima nostra remedio ad pauperes distribuende, excepta exinde illa decima, quas ipsi manentes in plebibus consueti sint dare, sic eas dent in ipsis plebibus iuxta ipsorum consuetudinem.

Come si legge si dispone che le decime e le none arrivino alla chiesa per la salvezza dell’anima del fondatore: le decime per l’abate e i monaci e le none per l’ospedale che si trova entro il castello, con l’eccezione delle decime che i manenti sono soliti dare alle pievi di riferimento. Seguono ulteriori specificazioni sulla destinazione di none e decime provenienti da tutti i beni del conte-marchese ovunque ubicati, da Kleve (nella attuale Renania Settentrionale – Vestfalia, ducato di Cleves) a Roma.

C’: Me autem vero omnibus nutriminibus meis maioris vel minoris domnicatis, quantas in finibus Rome de finibus Chiviae habuimus et decimas et nonas in ipsa ecclesia sancte Marie in ipso castello venient decimas ab ipso abbate et monacis, qui in ipsa ecclesia deserviant. [..].

C’’ De autem vero omnis nutriminibus meis, maioris vel minorisdomincatis, quantos in finibus Rome de finibus Chixie habuerimuset decimas et nonas, in ipsa ecclesia sancte Marie in ipso castello veniant: decima ab ipso abbate et monacis, qui in ipsa ecclesia deserviunt; [..]

Il confronto tra i due testi rivela numerosi errori di lettura e imprecisioni di trascrizione in entrambe le copie, alcuni facilmente emendabili dalla comprensione del contesto, altri invece incorreggibili perché relativi a nomi propri, come è appunto il caso di Lunianenses/ Lunenses e Lunianense / Surianenses. Tale peculiarità da sola sconsiglia fortemente l’estrapolazione di dati rilevanti dalla semplice variante grafica del testo6. Inoltre, si deve notare che – al contrario di quanto sostiene Pistarino – non sussiste alcuna contrapposizione tra fines Lunianenses / Surianenses e i fines Lunenses: tralasciando la presunta diversa grafia originaria, abbiamo infatti solo una distinzione tra i territori (fines) lunigianesi e quelli garfagnini, operazione del tutto plausibile, trovandosi le due aree topograficamente adiacenti ma nel versante opposto del medesimo crinale. Sulla discussa valenza pubblicistica dei fines Carfanienses nella documentazione di X secolo si rimanda volentieri a quanto scritto da Paolo Bonacini, che ritiene infatti esprimano essenzialmente «esigenze di riconoscimento territoriale sulla base prevalente di entità demografiche e insediative, anziché di ambiti specificamente organizzati con finalità distrettuali»7. A ulteriore conferma di questa lettura si nota che gli altri due finesin finibus Rome de finibus Chiviae / Chixie hanno il significato di territori in senso prettamente geografico, esprimendo semplicemente i poli estremi della vasta area entro cui erano posizionati tutti i beni di Adelberto.

Da quanto finora esposto risulta chiaro che le fonti sopravvissute non ci autorizzano a pensare che siano esistiti, prima dell’XI secolo, distretti geopolitici dai confini chiari (almeno ai contemporanei) all’interno del bacino Magra-Vara. I territori vengono infatti genericamente identificati con l’aggettivo Lunensis / Lunianensis con evidente origine dalla antica città di Luni, punto di riferimento di uno spazio che tuttavia ci sfugge nella sua estensione e articolazione8: i pochi toponimi riconoscibili nel documento di fondazione dell’abbazia di Aulla e riferibili a questi fines non superano comunque a nord la latitudine di Villafranca in Lunigiana, posta a 12 km da Pontremoli e ben a 41 km dal Passo della Cisa9.

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Source: https://commentbfp.sp.unipi.it/ii-2-fines-et-confines/